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Il Budo è semplice


Quando ho iniziato lo studio del Moto Ha Yoshin Ryu Jujutsu, mi sono trovato di fronte ad una serie di Kata che mi sembravano molto differenti e discordanti l'uno dall'altro..sebbene ci fossero delle tecniche comuni, queste mi sembravano sempre diverse..trovavo lo studio di questa scuola difficile, a volte frustrante..



Ma solo fino a quando non ho passato la fase dell'imparare a memoria le tecniche, ed ho iniziato la fase del comprenderne l'essenza
ne ho già parlato in questo blog, fra i miei primi post..
Ho capito, allora, che la scuola era impostata su un numero limitato di principi base, che venivano insegnati trasversalmente all'interno dei kata..

Ora, più approfondisco lo studio, più mi rendo conto di quanto la scuola sia semplice e si basi fondamentalmente su due soli Kuzushi, e su una manciata di principi..


Ha ragione (come potrebbe essere diversamente) Yasumoto Soke, quando dice che la scuola si basa su tre soli pilastri.. Kuzushi, Tenouchi e Taisabaki.. questi tre fondamenti rendono possibile ogni tecnica..



Per assurdo una volta raggiunta la padronanza di queste tre variabili, potrei (Dovrei!) dimenticare completamente la tecnica, il principio, perchè da essi scaturisce ogni singolo risultato nel Jujutsu.
certo, per raggiungere una tale padronanza devo però passare attraverso lo studio dei Kata, al loro apprendimento, metabolizzazione, padronanza (Shu - Ha - Ri)..non esistono scorciatoie...
è come vedere la cima di una montagna.. è lì.. la vedo, so dov'è.. ma per arrivarci devo arrampicarmi, camminare, strisciare, graffiarmi nei rovi.
Una volta su, sembra tutto facile..ma il percorso è stato ciò che mi ha permesso di arrivarci.

Naturalmente, come succede, quando raggiungi la comprensione di qualcosa ti guardi attorno, e trovi persone che hanno fatto il tuo stesso percorso..

in questo caso ho scoperto il Blog The Budo Bum di Peter Boylan Sensei, che studia diverse scuole antiche oltre al Judo kodokan, avendolo trovato estremamente interessante e profondo, gli ho chiesto la possibilità di tradurre un suo Articolo che ricalca quanto ho cercato impropriamente di esprimere più sopra.

Si vedrà che, trasversalmente all'arte applicata, il concetto è il medesimo.

Ringrazio Peter Boylan per il permesso di traduzione

Il buon Budo è semplice ma non significa che sia Facile

 

Good Budo Is Simple. That Doesn't Mean It's Easy

 

di Peter Boylan Sensei, tratto da The Budo Bum





Ho avuto un’interessante conversazione con uno dei miei studenti di Shinto Muso Ryu (ndt una antica scuola di Jobo, il bastone da 120cm) su un problema che lo stava bloccando in una delle tecniche base.

Lo studente stava rendendo inutilmente complicata una tecnica che già di per se, pur essendo una tecnica base (Maki Otoshi in questo caso), è già complicata di suo.



Foto di Grigoris Miliaresis 2014

Il vero Budo è semplice.

Ogni Koryu con cui ho avuto l’opportunità di lavorare è estremamente semplice, lo Shinto Muso Ryu per esempio ha solo 12 tecniche fondamentali e più le pratico, più mi convinco che possano essere ridotte solo a due, un affondo ed un colpo.

La scuola Shinto Hatakage Ryu di Iaido si può semplificare in “estrai e taglia”, perfino azioni difensive come il SuriAge ed Uke Nagashi sono applicazioni dei meccanismi fondamentali di un buon taglio, niente di più semplice : Taglia, inverti il movimento ed ecco Suriage. Mantieni intatta la relazione fra braccio, mano e spada, spostali lateralmente ed ecco Uke Nagashi. Semplice.

Il Judo Kodokan ha un impressionante lista di tecniche : 65 proiezioni, una dozzina di strangolamenti e un certo numero di leve articolari, tutte queste tecniche esprimono il concetto di精力善用, o “massima efficienza con minimo sforzo” (come viene comunemente tradotta).

Le Proiezioni, tutte indistintamente, da quelle grandi come SeoiNage e Kata Guruma, alle sottili spazzate di piede come DeHashiBarai, fino a quelle che sembrano impossibili da realizzare come Uki Otoshi, si basano sul principio di Kuzushi. (Rottura dell'equilibrio) Più studio, più mi rendo conto che Kuzushi è una cosa semplice e non l’insieme di movimenti che mi è stato insegnato per raggiungerlo durante la proiezione.

Un Buon Budo è sempre semplice.

Posso completare tutti i kata dello Shinto Muso Ryu in circa 20 minuti, ed i Kata di Iaido del Muso Jikiden Eishin Ryu possono essere fatti in un tempo simile. I kata dui Kenjutsu del Muso Shinden Ryu possono essere compiuti in massimo 10 minuti. Non c’è NULLA di complicato in loro, tutte le tecniche di Iai sono semplicemente “estrai e taglia”, i kata di Jo, per quanto avanzati, possono essere riportati a 12 tecniche foindamentali.


Una buona domanda da porsi e’ “perché un buon Budo è semplice”?

Semplice ha molti vantaggi; prima di tutto è più facile da insegnare ed apprendere, per esempio nello Iai se hai un solo modo di tenere la spada e la usi sempre nello stesso modo puoi apprenderne l’uso in maniera più veloce che se avessi modi diversi di impugnarla per diverse situazioni.


Semplice è più omogeneo e più stabile. Azioni brevi, semplici e non complicate sono più fluide da portare a compimento e lasciano meno spazio ad errori. La complessità crea punti deboli, se sto usando una spada creo un apertura ogni volta che cambio impugnatura, poiché c’è un istante durante il cambio in cui il mio controllo sull’arma è debole poiché devo lascairla andare per cambiare, se il mio avversario attacca in quel preciso istante non potro’ reagire, e verrò sconfitto.

La stessa cosa accade nel Judo, il modo di muovere i piedi è estremamente semplice ed evita completamente movimenti a piedi incrociati, questo pwrchè nel momento in cui incrociamo i piedi stiamo in equilibrio su un solo punto invece che due, rendendoci instabili e vulnerabili. Complesso è debole perché ha molti punti vulnerabili attraverso cui far passare un attacco, per contro semplice è più forte perché ha minori Suki (aperture) all’attacco.
Un Buon Budo è basato su pochi principi e movimenti base che possono essere utilizzati in un eccezionalmente ampia varietà di situazioni e, al contrario, evita i principi che possono essere usarti solo in poche situazioni.


L’obbiettivo è creare il maggior numero possibile di utilizzi per il minor numero possibile di movimenti appresi, il che lo rende un sistema molto efficiente ed efficace.

I Sistemi semplici sono i più facili da applicare ed utilizzare, se dovessi scegliere fra una dozzina di diverse tecniche per rispondere ad uno stesso attacco, aumenterei la possibilità di mescolare elementi di diverse tecniche, con il risultato di ottenerne nessuna. Con sistemi semplici e coerenti, le tecniche sono costruite su un singolo fondamento comune che rende comuni gli elementi di ogni tecnica, rendendo il passaggio da una all’altra fluido e più facile, diminuendo la posssibilità di errori.

Le tecniche complesse aprono anche ad altri problemi, come il fatto che ogni passaggio in più moltiplica la possibilità di errore in maniera significativa. Le tecniche migliori sono più semplici possibile proprio per non lasciare spazi ad errori ed arrivare alla conclusione velocemente ed efficacemente.

Tecniche più semplici sono anche più veloci, in quanto ogni ulteriore passaggio richiede un allungamento dei tempi, e tempi più lunghi danno l’opportunità alle Leggi di Murphy di entrare in gioco, cosa che, di mio, eviterei il più possibile.

Come stanno scoprendo i miei allievi, d’altra parte, è che SEMPLICE non significa FACILE, ci vuole un sacco di lavoro per sviluppare le abilità fondamentali necessarie.

Per quanto mi riguarda, la tecnca più difficile del Kodokan Judo è la prima del primo kata che viene insegnato, Uki Otoshi. Dopo 29 anni, finalmente, comincio a pensare di aver iniziato ad capirla, ed è una tecnica semplicissima, allo stesso tempo fra le più difficili che abbia provato.

La mia versione del Rasoio d’Occam è “il Budo più sempluce è il Budo migliore"