Questo articolo è una cosa che mi frulla in testa da molto tempo, ma solo ora è venuto il momento ( e l'ispirazione) per scriverlo..
E' una lettera doppia, rivolta ai Genitori dei bambini che vengono al corso di Judo, ed agli adulti iscritti a quello di Jujutsu...
Perchè, a volte, non si capisce cosa si stia facendo...
Disclaimer: Il testo è scritto al genere maschile per pura leggibilità, ma può e deve essere letto anche al femminile...
Cari Genitori...
Quando avete portato
Vostro figlio a fare Judo, avrete pensato che fosse uno sport interessante, divertente.. che il bambino avrebbe imparato un pò di disciplina, o che si sarebbe sfogato un pò...
Magari lo ha chiesto lui dopo averlo provato ad una festa dello sport, o a scuola o dopo averlo saputo da un amico che già pratica..
Forse prima avrete provato altri sport diversi, per cercare quello che non lo stufasse subito, non lo annoiasse e sopratutto quello che avesse gli orari giusti per conciliare dottrina, rientro, chitarra, compiti, eccetera...
D'altra parte tutti gli sport sono uguali, tutti "promuovono uno sport sano".. basta trovare quello che piaccia al bambino/ragazzo e che si adatti alle nostre esigenze..
ecco
no
Tutte le motivazioni di cui sopra sono legittime e sacrosante... essendo un genitore so ESATTAMENTE di cosa stiamo parlando...conosco le difficoltà, i tempi, la frenesìa di avere un figlio (o due come me, o più..) e tentare di far quadrare tutto.
MA il Judo non è uno sport qualunque...
Non lo è per diversi motivi piuttosto importanti...
1) IL JUDO NON E' SOLO UNO SPORT MA E' ANCHE UN ARTE MARZIALE
Insegna ad impegnarsi per raggiungere il risultato, insegna l'umiltà ed il rispetto.
Insegna anche un atteggiamento da mantenere durante la propria vita...
Insegna ad apprezzare l'insegnamento di una sconfitta, cosa che i nostri figli, in generale, non sono abituati a sopportare.
Molti diranno che queste cose si imparano anche in altri sport.. ma qui entrano in ballo le altre differenze:
2)IL JUDO NON NASCE COME SPORT MA COME SISTEMA
EDUCATIVO
L'ho già scritto altrove, ma lo scopo di Jigoro
Kano Shihan, fondatore del Judo, era di creare una scuola che attraverso la pratica dell'arte marziale facesse crescere delle persone migliori.
L'attività agonistica, è solo UNO (e nemmeno il più importante) degli strumenti che il Judo ha adottato per cercare di arrivare a questo risultato...
Badate bene, qui sta la GRANDE DIFFERENZA con gli Sport propriamente detti
Lo scopo del judo non è di formare dei campioni, ma di formare delle persone.
E lo è fin dal suo concepimento, tanto che Kano scrisse due aforismi, due massime, che indicano la Via a chi pratica il judo:
Il primo è un precetto morale..
JI-TA-KYO-EI
""JI" = "se stessi"
"Ta" = "gli altri"
"Kyo" = "insieme"
"Ji-ta kyo" significa letteralmente "se stessi e gli altri insieme" mentre "Ei" significa "benessere", "successo", "vantaggio", "progresso", "prosperità"
"Ji-Ta-Kyo-Ei" può essere tradotto come
"Tutti insieme per crescere e progredire": quando una persona che fa parte di un gruppo progredisce tutti ne beneficiano.
il secondo, è un precetto morale E tecnico:
SEI-RYOKU-ZEN-YO
La parola composta dai primi due ideogrammi, Sei-ryoku, esprime il concetto di energia, vigore sia fisico che mentale.
Gli ultimi due ideogrammi indicano la parola Zen-yo che significa “buon uso e buon proposito”.
Il tutto può essere tradotto con la massima: “Il miglior impiego dell’energia”.
Quindi è un concetto tecnico, in quanto insegna ad utilizzare al meglio la propria energia durante la pratica...
ma unito al primo, assume un carattere morale..
Diventa un Modus Vivendi:
parafrasato : "tutti insieme per crescere , usando al meglio l'energia" .
proprio da questo nasce un'altra delle differenze rispetto agli sport tradizionali:
3) NEL JUDO NESSUNO RIMANE IN PANCHINA
Proprio perchè l'importante è di crescere assieme, nessuno viene messo da parte, nessuno viene lasciato indietro.
Nessuno viene lasciato fuori mentre gli altri giocano.
Non c'è "selezione".. ognuno ha la possibilità di combattere (e di "vincere").
Tutti praticano con tutti, i più bravi imparano insegnando ai principianti, quelli meno bravi imparano da quelli più avanzati,
con un sistema che oggi è conosciuto come "peer to peer", ma che viene usato da sempre nelle Arti Marziali.
Il bambino più timido verrà stimolato ad aprirsi.. quello più espansivo o più attivo, imparerà a controllarsi.
ma, sempre e comunque, TUTTI partecipano.
4) IL DOJO NON E' UNA PALESTRA
Il Dojo (Luogo in cui si cerca la Via) nasce come un luogo in cui si entra per ricevere un insegnamento...
L'atteggiamento tutto occidentale del "Pago, quindi pretendo un servizio" è concettualmente sbagliato...In Giappone si paga per avere il privilegio di poter apprendere...
Ad esempio, nei dojo (ma anche nelle scuole, si badi bene) sono i praticanti del dojo che si occupano delle pulizie e della mantenzione.
Perchè è un luogo in cui essi VIVONO e quindi se ne prendono cura..
E' il concetto che CIO' CHE E' DI TUTTI VA CURATO DA TUTTI.. molto diverso dal concetto occidentale di "SE E' DI TUTTI NON E' MIO"
L'insegnante non è un "Maestro" nel senso latino del termine, ma è un Sensei, una persona più avanti nel sentiero che si ferma per poter aiutare gli
altri..Non viene "pagato" per fare ciò che fa, viene solo rimborsato delle sue spese.
Ecco perchè è importante essere costanti nella frequenza alle lezioni, nel versamento della quota e bisognerebbe (ognuno per quello che può) cercare di
AIUTARE il dojo a crescere.. Fosse anche solo con l'aiutare a mettere giù il tatami, dare una scopata per terra, o parlare bene del dojo per farlo conoscere.
Allo stesso tempo, e proprio perchè non è una palestra, se un Genitore ha delle difficoltà (economiche, di tempo o altro) può rivolgersi con serenità al Dojo per
cercare di risolverle.
5) NEL JUDO CI VUOLE COSTANZA
Naturalmente, per poter qualunque tipo di risultato (e non solo nel Judo) ci vuole costanza, dedizione ed un minimo di sacrificio.
E qui mi rivolgo ai Genitori:
Capita che il bambino una sera non abbia voglia, o sembri stanco, non se la senta di uscire..
Risulta più facile per tutti dire " va bè.. questa sera rimani a casa"
D'altra parte il bambino, se messo di fronte alla scelta fra uscire al freddo ed andare al Dojo, o rimanere a casa al calduccio, magari a giocare con la Play o guardare la TV, non avrà nessun
dubbio..
Ecco..
Qui entra in gioco la figura del Genitore...
Far capire al bambino che ha preso un impegno (Lui!! non voi...), e che deve portarlo a termine..che se ha voluto iscriversi, deve arrivare fino alla fine dell'anno...Spiegargli
che poi, al dojo, si divertirà.
Naturalmente non sto parlando di esagerare... se sta male veramente, o è molto stanco si può naturalmente soprassedere..
ma sempre più spesso sentiamo la scusa del "ha studiato tutto il giorno ed è stanco"..
ecco.. questo è un classico esempio di motivazione sbagliata...
se la stanchezza è "mentale", lo sfogo fisico di un'attività come il Judo è un toccasana, che fa recuperare le energie e stacca la mente dallo studio, cosa assolutamente necessaria perchè
l'apprendimento scolastico sia efficace.
Allo stesso modo, per i ragazzi più grandi, è facile dire "non vado al dojo perchè devo studiare"... a parte casi particolari, non penso che l'ora e mezza/due ore serali, un paio di volte
la settimana, siano veramente quelle che fanno pendere l'ago della bilancia.
Come per i più piccoli, anzi, lo staccare dallo studio è necessario e rintanarsi di fronte al cellulare/playstation/tv/Computer non sono delle fonti di svago, ma impegnano ancora di più la mente,
che dovrebbe riposarsi.
Naturalmente esistono le eccezioni e i casi speciali che ogni genitore valuterà di volta in volta.
Quello che chiediamo è ci genitori valutino sempre con obbiettività le motivazioni, e non si facciano "ricattare"...
Poi, naturalmente, se al bambino il Judo proprio non piace, non dovrete obbligarlo a continuare, ma fategli fare una scelta cosciente ed onesta, perchè anche questo fa parte del "crescere insieme".
L. Giopp
L.Giopp
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