Capita spesso..
Vengono genitori a portare il loro bambino a Judo, chiedendo che gli vengano insegnate l’educazione e la disciplina; il bambino a volte è iperattivo, manca di senso di responsabilità, non
rispetta l’autorità e ci si aspetta che il Judo cambi questi atteggiamenti (anche se molto spesso i bambini sono solo questo, bambini)
D’altra parte noi stessi (e tutte le scuole di Arti Marziali) scriviamo che il Judo aiuta i bambini a sviluppare le qualità necessarie.
Ma e’ vero?
Altri sport sono altrettanto efficenti?
Come avviene?
Ed è sufficiente?
Cerchiamo di chiarire alcuni punti:
In Giappone non ci si aspetta che i bambini apprendano le regole del comportamento civile e del rispetto in un dojo, perché le assorbono fin dalla più tenera età in casa e nella società..
L’insegnante del Dojo ha il compito di insegnargli l’arte, ma il rimanere in silenzio, comportarsi educatamente, rispettare il prossimo e l’insegnante, sono delle qualità che i bambini devono già
avere, perché la pressione sociale, in Giappone, è fortissima ed è facile che chi non si adegua alle norme di comportamento venga ostracizzato dai suoi stessi compagni.
Quando siamo stati in Giappone, al Budokan (palazzetto delle arti marziali) di abbiamo avuto modo di vedere una lezione di Kendo per bambini di 4/6 anni…
I bambini sono entrati nel Dojo in modo ordinato, hanno riposto il Bogu (l’armatura) e lo Shinai (spada) in modo ordinato, ed hanno iniziato a correre per riscaldarsi senza che ci fosse un
insegnante a dirglielo, semplicemente perché quella era la cosa giusta da fare…
Sorridevano e ridevano come tutti i bambini del mondo, ma erano molto educati e non urlavano…
Incredibili e bellissimi, ma quello che abbiamo visto non è conseguenza della loro partecipazione al Dojo, ma è solo un sintomo del loro essere Giapponesi e della loro cultura.
Come scrivevo prima, è la società stessa ad “imporre” un certo modo di comportarsi in modo educato, ma lo fa nel modo più semplice e naturale di tutti… con quello strumento meraviglioso e
sottostimato dagli occidentali che è L’Esempio.
Vedendo tutti gli altri essere educati e controllati, si instilla nella mente dei bambini (e delle persone) che quella E’ la via giusta, che è Così
che ci si deve comportare.
Non diventa più quindi un “imposizione“ (da qui il virgolettato) ma è direzionare il comportamento degli individui secondo quanto è meglio per il gruppo.
Ecco quindi che quando i bambini entrano in un Dojo di Judo, vengono spinti ad adeguarsi ad alcune regole di comportamento e ad alcuni “rituali” che servono proprio a questo, ad instillare con l’esempio una serie di comportamenti atti ad instillare quelle qualità che cerchiamo.
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- Sistemare le ciabatte nel giusto modo prima di entrare sul tatami serve ad instillare l’amore per l’ordine
- Il saluto all’inizio e alla fine dell’allenamento, (un saluto rivolto in egual misura al Maestro, ai compagni, ed al Dojo stesso) serve a far capire che quel luogo è un luogo che ha regole e persone da rispettare. Serve (si dice spesso ai bambini più piccoli) ad entrare nel “mondo del judo”, un modo più semplice di farli entrare nella “mentalità Giapponese” che intendiamo fargli assorbire.
- Si saluta l’avversario/compagni prima di iniziare a praticare assieme, e si saluta quando si finisce, per ringraziarlo del tempo che ci ha dedicato.
- Le tecniche si provano con tutti gli altri compagni (nessuno rimane escluso), si praticano un po' per ciascuno (si cade tutti, ci si rialza tutti).
- Quando si fa cadere l’avversario, si protegge la sua caduta, perché non si faccia del male e possa praticare ancora con noi.
- Con Il Keikogi tutti sono uguali, l'unica differenza la fa l'anzianità (mostrata con la Cintura)
Sarebbe molto più facile insegnare Judo senza tutte queste “complicazioni”, come fanno negli sport normali, o nelle famose Arti Marziali Miste tanto osannate ai giorni nostri.
MA il Judo è stato creato e sviluppato come sistema educativo…proprio perché il M° Kano riteneva che l’occidentalizzazione e la modernità avrebbero fatto perdere i valori tipici della cultura Giapponese.
(Così non è stato, per fortuna, o lo è stato molto meno di quanto Kano pensasse..)
In Occidente, in Italia, ove si stanno veramente perdendo i valori del rispetto, della disciplina, dell’autocontrollo, il “sistema-judo” può avere una valenza enorme, proprio per la sua metodologia, perché insegna questi valori in maniera trasversale e tramite l’esempio.
PERO’ C’E’ UN PERO’
L'italia non è il Giappone.
Gli Italiani (e gli occidentali in generale) non sono cresciuti con la mentalità e la cultura del rispetto che è ormai insita in ogni Giapponese.
Partendo da quanto detto prima, il Dojo è il luogo adatto all'apprendimento delle qualità richieste ma, soprattutto all’inizio, le regole andranno Proposte/insegnate/imposte ai bambini…
Così avremo il Maestro di Judo che riprende i bambini perché sistemino le ciabatte, stiano composti, rimangano attenti… non dovrà “solo” insegnare il Judo nella sua complessità, ma dovrà inizialmente insegnare anche le regole di comportamento.
Per fare questo avrà anche a disposizione, come abbiamo già scritto, lo strumento dell’esempio degli altri allievi più anziani, che hanno già imparato le regole e le applicano, creando l’ambiente corretto, ma anche gli strumenti di ogni Genitore... tutti gli strumenti di un Educatore (comprese sgridate e punizioni)
Nel caso specifico (come ad esempio il nostro, Doushin Dojo- Judo Sedico) in cui TUTTI i bambini siano nuovi, questo ambiente non esiste ancora, non ci sono allievi più anziani da usare come esempio, quindi lo sforzo dell’insegnante è doppio.
In questo dovrebbero venire in aiuto i genitori…
Parlando col Maestro, condividendone i principi, facendo da esempio ma, soprattutto ricordando PERCHE’ hanno portato i loro figli al Dojo, affidandoli ad uno sconosciuto.
Capire che l'insegnante sta cercando di fare del suo meglio per AIUTARE i genitori ed i bambini a crescere, perché molto spesso succede che il bambino diventi insofferente;
alle regole del Dojo,
all'essere ripreso se sbaglia,
non accetti di perdere,
o di arrivare secondo
o di non essere sempre al centro dell'attenzione
Abituati ad essere al centro dell'attenzione in casa , arrivare in un luogo in cui devono invece confrontarsi con gli altri, sottostare alle regole, essere sconfitti, diventa difficile, spesso iniziano a dire:
“il judo non mi piace”, “il Maestro è cattivo”, “sono stanchissimo”, “ho studiato tutto il giorno”, “il Maestro fa preferenze”
scuse che vengono accampate per veicolare un messaggio molto semplice “non voglio sottostare alle regole”.
L’errore fondamentale e’ di cercare di proteggere troppo il bambino e permettergli di rinunciare…
In genere questi bambini sono quelli che hanno provato il calcio, il Tennis, il Nuoto, la Pallacanestro ma “non hanno ancora trovato lo sport per loro”..
Magari fanno il primo periodo in cui si divertono moltissimo , vanno volentieri e sono entusiasti... salvo poi iniziare una china discendente fino ad arrivare alle scuse sopradette...
Non è lo sport che è sbagliato, è che in tutte le attività esistono regole e norme di comportamento che vanno rispettate…
Permettendo loro di cambiare ogni volta che trovano una difficoltà o si impuntano, si creano delle persone che non saranno in grado di vivere in una società
civile.
Aiutandoli, spingendoli, spronandoli a continuare a provare anche nella sconfitta o nella stanchezza, impareranno la resistenza, a rialzarsi quando cadono e, in
definitiva, impareranno VERAMENTE la Disciplina.
perchè, in fondo, cosa significa DISCIPLINA?
Ecco...la disciplina è l'accettazione VOLONTARIA delle regole..
ed è ciò che viene richiesto a tutti noi ogni giorno perchè la società possa andare avanti..
quindi la risposta alla domanda iniziale è semplice:
IL JUDO AIUTA I RAGAZZI AD APPRENDERE LA DISCIPLINA..
MA
DEVE ESSERCI ALLA BASE L'AIUTO DEI GENITORI
CHE DEVONO ESSERE COERENTI E COLLABORARE CON GLI INSEGNANTI.
il KODOKAN MILANO ha messo in Video il nostro testo, Ottimo lavoro!!!
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