Uno dei più grossi fraintendimenti occidentali sul significato di appartenere
ad una Koryu nasce dalla traduzione stessa del termine..
Koryu
viene spesso tradotto con Scuola Antica ..
ma il significato di RYU è molto, molto diverso..
Interrogando il mio amico Diego proprio su questo punto, mi ha risposto:
"Il kanji di RYU si legge anche NAGASHI o NAGARERU, ovvero "scorrere, fluire" nel senso proprio di corrente di un fiume.
Pertanto, a mio avviso, il miglior modo per rendere RYU è proprio quello di "corrente" (come usiamo noi quando diciamo corrente artistica, letteraria, ecc.), intendendo un corpus di conoscenze che, nato da una sorgente, fluisce nella Storia da una generazione all'altra.
Pertanto, a mio avviso, il miglior modo per rendere RYU è proprio quello di "corrente" (come usiamo noi quando diciamo corrente artistica, letteraria, ecc.), intendendo un corpus di conoscenze che, nato da una sorgente, fluisce nella Storia da una generazione all'altra.
Non è sbagliata, comunque, nemmeno "tradizione", nel senso di latino di
"tradire", ovvero "consegnare".
In quanto, in ogni caso, vi è una consegna di Cultura e di Storia da una generazione all'altra."
In quanto, in ogni caso, vi è una consegna di Cultura e di Storia da una generazione all'altra."
Questa bellissima spiegazione mi ha illuminato la strada, chiarendo un dubbio che avevo da tempo e che cercavo di definire.
Ogni volta che sono andato a Taikai, Stage, seminari di Maestri sia della nostra scuola che di altre, al ritorno alcuni allievi hanno iniziato a dirmi "Ma ho visto il Maestro Tale fare così" oppure "ma in quell'altra scuola fanno cosà"..
Chiaramente ho cercato di spiegare le differenze tecniche, oppure di far comprendere che fra alti gradi di una stessa scuola ci possono essere interpretazioni diverse di uno stesso Waza, o semplicemente, Sfaccettature diverse dello stesso principio,
ma le spiegazioni, per quanto razionali e corrette, si rivelano spesso inefficaci.
Il problema principale, in realtà, è che è giusto guardare agli altri rami del fiume, ma è assolutamente necessario scegliere il proprio, ed abbeverarsi solo ad esso.
Perchè se sto cercando di riempire la mia coppa per bere, è assolutamente inutile correre da un fiume ad un altro.. perderò solo tempo.. e in più rischierò di bere acqua impura, o di mescolare i "sapori" delle diverse acque.
Se invece berrò da un solo fiume, riempirò la mia coppa, potrò abbeverarmi e, se non troverò di mio gusto l'acqua, eventualmente cambiare.
In questo senso spiego sempre ai miei allievi che Non mi interessa minimamente se hanno visto altri maestri fare tecniche con piccole o grosse differenze, il nostro obbiettivo è di imparare al meglio delle nostre possibilità ciò che il NOSTRO maestro cerca di insegnarci..
Naturalmente, anche lui può sbagliare,(lui stesso sta continuando a studiare), ma sta a lui correggere i propri ed i nostri errori.
In questo modo eviteremo di sommare i nostri errori, ai suoi errori, a quelli di altri maestri.
A questo proposito, perfino agli altissimi livelli delle antiche scuole giapponesi succedeva lo stesso..
il M° Mochizuki Minoru scriveva:
cioè, secondo la mia interpretazione, bisogna trovare il Maestro giusto per noi e cercare di imparare il più possibile da lui, evitando di giudicare troppo e di confrontare troppo criticamente i suoi insegnamenti con quelli di altri insegnanti.
La situazione della scuola Katori Shinto Ryu era assai curiosa. Il XVIII Soke discendente dal fondatore della scuola, Morisada Iizasa, morto nel 1897, non aveva lasciato eredi maschi. C’erano, dunque, nove professori differenti, l’insegnante principale era lo Shihan Yamaguchi. Alla morte di Yamaguchi, nel 1918, gli otto professori rimasti avevano dai 38 ai 70 anni. Ciascuno insegnava in modo differente secondo la sua età e la sua morfologia. Dei quattro esperti che venivano al Kodokan, Tamai sensei aveva 70 anni, Kaboki sensei 50 anni, Ito sensei 45 anni e Shiina sensei 38 anni. Ciascuno aveva una tecnica differente. Io ero molto perplesso. Sono andato a trovare il Maestro Kano per domandargli: “Che devo fare?”. Egli scoppiò a ridere e mi rispose: “Devi trovare il tuo modo proprio”.
La trasmissione di una tradizione antica avviene con l'antico sistema giapponese I-Shin-De-Shin, da Cuore a cuore... intendendo proprio il fatto che è il rapporto diretto fra lo studente ed il suo Sensei a permettere la trasmissione della conoscenza.. Il passaggio da Cuore a Cuore ( o da Spirito a Spirito) presuppone che la conoscenza non passi, quindi, per la mente.. troppo razionale e critica.
Naturalmente ciò non significa che non possiamo guardarci attorno, frequentare altre scuole, altri stage, altri Maestri..anzi.. io stesso invito spesso i miei allievi ad andare a vedere altri Dojo...ma bisogna essere coscienti che se decidiamo di seguire un Maestro, dovremo in qualche modo fidarci di lui, e di ciò che ci insegna, dovremo avere rispetto dei suoi insegnamenti e della sua persona.
E se dovesse succedere che nelle nostre peregrinazioni si trovi una Via che riteniamo migliore, è buona educazione presentarsi dal proprio Maestro e riferirgli la nostra intenzione di lasciare il suo Dojo, per rispetto verso stessi e verso la persona che ha investito la propria passione ed il proprio tempo perchè noi potessimo maturare fino al punto di poter capire se quella in cui siamo è o no la nostra strada.
Per concludere, citerò ancora una volta le parole di un personaggio che ha segnato la mia vita marziale, e che si è celato sotto lo pseudonimo di V Per...
Questo scritto illumina il mio percorso come insegnante :
Metti in dubbio ciò che ti viene detto, anche se è il tuo maestro. Poniti domande e non ascoltare solo la sua voce, ma al contempo fidati di lui. Compi il tuo percorso e se alla fine ciò che scopri e ciò che lui ti dice sono la stessa cosa, avrai trovato un uomo onesto. Se non lo sono, sappi che comunque il tuo maestro è un uomo è che può aver sbagliato e sta a te capire le motivazioni di quell’errore.
Non credere a chi pone paletti, a chi si chiude al dialogo, a chi pensa che comunità chiuse possano portare a qualcosa di buono.
Non credere a coloro che ti diranno che la tradizione impone il segreto e se pratichi con loro, devi rinunciare al resto: non farai altro che metterti un guinzaglio al collo.
Non ti fidare se qualcuno ti dirà “ciò che io pratico è il Solo, l’Unico, il Vero” poiché nel mondo delle arti marziali esistono tante e tali varietà che le sorprese sono sempre dietro l’angolo.
Comprendi l’importanza di una tradizione, ma non fare di un lineage un criterio di purezza ed elezione. Un tronco ha molti rami; se il ramo rispetta le radici, la linfa che scorre al suo interno è buona
Recupera i valori del Budo: rispetto, onore, pietas e ama in questa luce il confronto costruttivo
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